Mal-Adultitudine: la paura di diventare ed essere adulti
Secondo la legge italiana la maggiore età si raggiunge al compimento dei 18 anni, ma quando si diventa adulti? E come?
É impossibile associare questo stadio ad un’età specifica, è più giusto indicare questa fase come una condotta comportamentale che porta ad un preciso stile di vita fatto di responsabilità e maturità.
Naturalmente non per puro caso, ma è il frutto di un percorso a tappe: la vita.
Da quando siamo bambini siamo esposti a situazioni che rompono i nostri equilibri e grazie alle nostre reazioni immagazziniamo le esperienze che ci serviranno negli avvenimenti futuri.
Per qualcuno diventare grandi è un obiettivo personale, una necessità interiore, per altri un dovere richiesto dalla società.
In entrambi i casi, non è semplice e i ragazzi temono questo cambiamento.
Gia nel 1800, Hegel, accademico tedesco ritenuto tra i massimi filosofi della storia, esponeva riflessioni simili e coniava il termine Adultitudine. Questo vocabolo deriva dall’unione di due parole, adulto e altitudine, che racchiudono però lo stesso concetto: qualcosa di superiore ed elevato.
Forse questa nozione suggerisce il problema alla base: le aspettative, a volte troppo alte, che il mondo ha sulle nuove generazioni.
Lo dimostrano i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza: 4 adolescenti su 10 temono di fare scelte e di prendere decisioni personali, perché non si sentono pronti.
Il pensiero di un “Io” nel futuro fa paura: “Sarò abbastanza per la realtà là fuori?”.
Il peso delle responsabilità li opprime e schiaccia la poca autostima che si sviluppa durante la crescita.
Sempre più spesso gli psicologi parlano di “ansia giovanile”, un problema reale che si verifica quando le paure e le fobie sono talmente difficili da affrontare che si trasformano in disagi che interferiscono nella vita quotidiana.
“L’effetto combinato di diverse situazioni come l’isolamento, la perdita di sonno, l’uso di dispositivi e di internet continuo, l’eccesso di videogiochi, il disagio familiare e la chiusura di opportunità di socialità come la scuola in primis e poi i centri sportivi e qualsiasi altro spazio ha portato a questa condizione giovanile – ha spiegato il professor Claudio Mencacci, psichiatra e co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) – Gli adolescenti oggi hanno perso la traiettoria, non possono costruirsi un futuro, non hanno gli elementi per vedere cosa succederà nei prossimi anni.”
Ci si aspetta che diventino adulti, di colpo, senza fornire le basi perché questo accada, senza dare tempo e sostegno.
Non viene insegnato loro di puntare alla conoscenza delle loro potenzialità e delle risorse, si ritrovano davanti alle avversità del futuro pieni di incertezze e dubbi, senza avere il tempo di riflessione ed elaborazione personale, il mondo va troppo veloce per aspettarli e rispettarli.
Vengono continuamente scoraggiati da una società che vuole da loro sempre di più, un esempio lampante è il mondo del lavoro e il famoso “cercasi apprendista con esperienza”.
Solo tirando fuori il coraggio e facendo un passo verso l’ignoto potranno iniziare ad essere padroni della propria vita, ma chi li aiuterà a tirar fuori questo coraggio?